In una
cornice storica come l’Istituto dei Ciechi di Milano, passato e presente
sembrano toccarsi. Un presente che guarda al futuro e in particolare al futuro
dei disabili sensoriali. Due giorni è
durato l’evento (Accessibility Days 2022) tenutosi venerdì 20 e
domenica 21 maggio organizzato dall’Unione Ciechi e da altre istituzioni. Due
giorni in cui si è parlato di inclusione attraverso le tecnologie digitali. E’
stata definita
una battaglia culturale quella per l’accessibilità digitale e molto è stato
fatto dal 2004, anno in cui venne approvata la legge Stanca, emanata per favorire l'accesso dei
soggetti disabili agli strumenti informatici, ma
molto resta ancora da fare.La tecnologia digitale crea enormi
possibilità di integrazione e inclusione ai non vedenti, ai non udenti ma anche
ai dislessici, con soluzioni tecnologiche che possono essere tenute in tasca,
installate come App su un comune smartphone.
La microelettronica, la
miniaturizzazione dei componenti, la connessione continua ad Internet tipica
dello smartphone, aprono un mondo di opportunità per i disabili che fruiscono
dei servizi messi a disposizione da questi strumenti attraverso i comandi e le
sintesi vocali ma aprono anche nuove opportunità di impiego per chi sviluppa
software e crea soluzioni, inimmaginabili sino a qualche anno fa per i profani
del settore. Quando anche i progetti attorno all’auto a guida completamente
autonoma raggiungeranno maturità sufficiente per sfociare nel commercio di
prodotti di massa a basso costo allora sarà veramente l’alba di una nuova era
per i disabili tutti, sensoriali e non solo. Almeno in questa parte ricca del
mondo…
Nelle sale si sono tenute sessioni specialistiche per sviluppatori del web
mentre in altri spazi, sotto i quadri un po’ anneriti raffiguranti i
benefattori dei secoli scorsi, giovani imprenditori e tecnici mostravano
prodotti come audiogiochi, programmi e strumenti per comporre musica, e altre
cose interessanti. Troppo concentrati in poco tempo purtroppo per seguirli e
conoscerli tutti.
Un pensiero e
un sentimento ci accompagnano tornando a casa la sera in treno. Un grande
senso di rispetto, di stima, di affetto, nei confronti di coloro che abbiamo
conosciuto in questa occasione e altri già conosciuti in altri contesti, alcuni
molto giovani e laureati nelle migliori università italiane, decidono di fare impresa
e tra le loro finalità ne includono una che non ritengono accessoria: quella di
far qualcosa per rendere migliore la vita di altre persone.
Altri, attivi
in opere poste un po’ a metà tra il volontariato e l’assistenza-istruzione, li
abbiamo nuovamente incontrati dopo anni. Con lo stesso spirito operano nel
sociale da imprenditori ma hanno conservato lo stile e i valori dei volontari,
che credono in un progetto e si adoperano senza risparmiarsi.
Persone che
non si arricchiranno mai con la loro attività d’impresa ma avranno contribuito,
come gli altri che descrivevo sopra, a fare del mondo un posto migliore anche
per chi è nato con una difficoltà in più. Per questo gli saremo eternamente
grati.